
Hahaiyah, Angelo 12, nati fra il 16 e il 20 Maggio

Mebahel, Angelo 14, dei nati fra il 26 ed il 31 Maggio


Angelo 13, Iezalel, dei nati fra il 21 ed il 25 Maggio
Angelo dei nati il 21 Maggio, Angelo dei nati il 22 Maggio, Angelo dei nati il 23 Maggio, Angelo dei nati il 24 Maggio, Angelo dei nati il 25 Maggio.
Come 2° Angelo dei nati il 21 gennaio, Angelo dei nati il 2 aprile, Angelo dei nati il 15-16 giugno, Angelo dei nati il 30 agosto, Angelo dei nati il 10 novembre
Ed egli governa ogni giorno, come “angelo della missione”, le energie dalle h.04.00 alle 04.20 e come 3° Angelo nei nati a quest’ora.
Cosa significa l’Angelo del mio giorno di Nascita?
Esistono 72 Angeli custodi che sono “reggenti” in determinati giorni dell’anno. Astrologicamente possiamo dire che ogni 5 gradi dello zodiaco (quindi ogni 5 giorni) l’energia cambia, l’Angelo incaricato di vegliare sulla terra cambia. Ogni Angelo ha delle qualità specifiche ed è un intermediario che accorcia le distanze tra mondo materiale e quello divino. L’origine degli Angeli custodi è vecchia di millenni ed è legata alla tradizione cabalistica. In fondo conoscere il proprio angelo custode significa conoscere sé stessi e i propri talenti, imparare ad eliminare l’energia negativa e vivere serenamente la propria quotidianità.
Collegamento con la Cabala Ebraica
Yezalel, o Yezale’el, o Iezalel, è il 13esimo Soffio e quinto raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini, nel quale amministra le energie del Sole. Il suo elemento è l’Aria; ha domicilio Zodiacale dallo 0 al 5°dei Gemelli ed è l’Angelo Custode dei nati dal 21 al 26 maggio. I sei Angeli Custodi dei Gemelli, collettivamente, ispirano ai loro nati il bisogno di comunicazione e facilitano la loro lieta riuscita in questo campo, rendendoli così potenziali seminatori di pace e di unione; proteggono inoltre tutti coloro che comunicano e si occupano di trasmettere dati informativi.
Il nome di Yezalel significa “Dio glorificato sopra ogni cosa”
Qualità di Yezalel e ostacoli dall’energia “avversaria”
Le qualità sviluppate da Yezalel sono fedeltà coniugale, lealtà, rettitudine, amicizia, buona memoria, volontà ferma, immaginazione, unità e senso dell’unione. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Atriel e rappresenta le difficoltà coniugali: ispira lontananza fra le persone, inganno, incoerenza, disarmonia, incomprensioni, contrapposizioni, divorzi, rotture delle amicizie e dei rapporti societari.
Il dono dispensato da Yezalel è la FEDELTA’
Questo Angelo unisce le energie di Urano con quelle del Sole, portando alla coscienza del suo protetto un messaggio di fedeltà agli altri e la percezione di non essere solo. Tramite l’energia dell’angelo l’individuo è fortemente spinto a cercare l’unità e l’unione. L’Unità è anche da intendersi come armonia nella nostra “doppia personalità androgina” (quell’interiorità in cui si uniscono il nostro maschile e femminile), e anche come armonia raggiungibile in un equilibrato rapporto di coppia, in cui l’unione “maschile-femminile” viene rappresentata da due persone di sesso diverso, o comunque assortite in modo di unire le proprie energie complementari. L’angelo anima dunque il potente desiderio di formare l’Unità con l’altro per raggiungere il più alto progresso. L’unione crea l’ordine, l’armonia e la bellezza: così, dice Haziel, l’individuo aiutato da Yezalel agirà per unire ciò che è superiore con ciò che è inferiore, sarà fonte d’amore per tutti quelli che lo circondano. Potrà essere un grande unificatore in ogni campo: famiglia, società, popoli, paesi. Per influsso di quest’Angelo, la persona intensificherà il suo Amore per la Saggezza e per tutto ciò che è nobile e grande. La Morale, quella vera, rappresenterà per lui la regola da seguire, fulgida e splendente. Le circostanze della vita potranno così condurlo, se lo desidera, scientemente o meno, ad essere anche un modello morale da seguire.
Yezalel secondo Sibaldi
Sibaldi vede, nella radice yod-zain-lamed del Nome Yezale’el, il concetto: Il mio sguardo mira in alto, e lo spiega così: tutti sanno, credo, che un maschio è un individuo che dispone di scarsa energia femminile, e ha bisogno di donne per compensare questa carenza; e una donna è un individuo che dispone di scarsa energia maschile, e può compensare tale carenza frequentando maschi; è altrettanto risaputo che in un omosessuale o in una lesbica questi valori appaiono invece invertiti, e la compensazione può perciò avvenire soltanto grazie a chi appartenga al loro stesso sesso. Ma pochissimi sono al corrente del fatto che gli Yezale’el non rientrino in nessuna di queste categorie: il loro principale problema è dato infatti dalla compresenza, in ciascuno di loro, di caratteristiche psicologiche femminili e maschili, perfettamente equilibrate, che costituiscono un’identità a sé stante, misteriosamente autosufficiente sul piano sessuale. Non che la cosa sia problematica di per sé, al contrario: appena trovano il coraggio di riconoscere questa loro esclusività, gli Yezale’el si accorgono anche dei molti vantaggi che essa comporta, del doppio punto di vista e soprattutto della doppia energia che dona loro. Ma quel coraggio è molto difficile da conquistare. Troppo grande, troppo perfetto è quell’equilibrio, in un mondo che anche nella sessualità è ovunque squilibrato. E gli Yezale’el ne sono allarmati: si sentono diversi dai loro coetanei che sognano l’anima gemella, o almeno un buon corpo altrui a cui aderire e adeguarsi. Neppure durante l’adolescenza gli Yezale’el avvertono bisogni del genere, e temono si tratti di una loro carenza, non sospettano che sia invece il contrario: che, cioè, essi abbiano già in se stessi ciò che gli altri stanno cercando intorno. E come potrebbero? Non si parla di loro in nessun corso di educazione sessuale, non esiste nemmeno il termine nel dizionario, per indicare la loro natura. Perciò provano a uniformarsi, per non sentirsi esclusi. Fingono flirt e passioni, ma non ne deriva che infelicità; le loro emozioni, così sforzate, si bloccano inevitabilmente, gli amori che riescono a collezionare sono ansiosi e deludenti; il loro corpo finisce con l’esprimerne il disagio con vari disturbi psicosomatici, e anche il loro modo di vestire diventa sgradevole: artificioso o sciatto. Non si piacciono, non vogliono piacersi, e si convincono di non poter piacere agli altri. Oppure (e questo è forse peggio ancora) riescono a fingere a lungo anche dinanzi a se stessi, finché al posto del loro io rimane soltanto un ruolo da difendere, e quel ruolo è un mosaico di pose e compulsioni che somigliano molto a una prigione. Quanto dura questo supplizio? Fino ai trenta, ai quaranta. Per sempre, a volte: ci sono Yezale’el che nemmeno davanti ai più duri insegnamenti del loro destino si accorgono di quanto sarebbe semplice e ovvio trasformare ogni cosa. Basterebbe accettarsi. E non è affatto difficile. In pratica, non occorre altro che domandare al proprio cuore, riguardo a una qualsiasi cosa, «Mi piace questo?» e aspettare che la risposta prenda forma, senza ricorrere a frasi prese in prestito da altri. Quell’attesa è splendida. In essa gli Yezale’el cominciano a percepire davvero, nel loro corpo, le loro due anime, e nella loro mente una vastità in grado di accoglierle entrambe. E poi ancora: «Mi piace quest’altra cosa? E quest’altra?» e di risposta in risposta il mondo comincia ad apparire loro completamente nuovo. La prigione di prima si dissolve, pian piano, e quel che segue è quasi travolgente. Le vecchie preoccupazioni del sesso e dei sentimenti rimangono indietro, situazioni che fino ad allora apparivano disastrose tornano alla mente soltanto come ricordi remoti, superati: lontanissima da quelli, comincia a manifestarsi invece un’incontenibile energia, una voglia di nuovi obiettivi, alti, ambiziosi, soprattutto nella professione. Gli Yezale’el scoprono allora di avere grandi e molteplici talenti, in particolare creativi e finanziari, e in più un gran desiderio di mostrarsi, o di mostrare le loro opere o di aiutare altri a mostrarsi. Hanno anche la sorte dalla loro parte: come per tutti coloro che si trovano in una fase di crescita, ha inizio anche per loro il «Chiedete e vi sarà dato» di cui parlano le Scritture. Desiderano (imparano a desiderare!) e ogni loro autentico desiderio si materializza tanto puntualmente, da spingerli spesso a qualche forma di curiosità esoterica – per cercare di capire come una simile magia sia diventata tutt’a un tratto possibile. Diventano così imprenditori, artisti, terapeuti, organizzatori: ma per loro l’importante, ripeto, è che li si veda; hanno qualcosa da comunicare, sentono di aver compiuto scoperte che anche per gli altri saranno preziose e cercano di esprimerle con tutto il proprio essere. Ed è una missione, davvero: esplorare direzioni nuove dell’evoluzione umana, grazie a un diverso modo di intendere il principio femminile e maschile. Conoscere amare gli altri (e di conseguenza se stessi) al di là dell’impulso sessuale: ed è forse poco? Le turbe, gli equivoci, le lotte di potere che derivano dal sesso non sono forse tra le principali cause di diseguaglianza, di insincerità e di dolore nell’umanità? Pochissimi Yezale’el, certo, arrivano a comprendere appieno questo loro compito, ma molti lo sfiorano in vario modo – e sfiorarlo è già sufficiente, spesso, per destare in loro enormi energie. Così fu per Richard Wagner, per esempio, con la sua epica della purezza; o per la regina Vittoria, che impose a un’intera epoca un’avversione molto yezalieliana per la sessualità; o per Bob Dylan, che viceversa si trovò perfettamente a suo agio in una generazione ansiosa di liberarsi dai tabù sessuali, cioè di togliere alla sessualità il suo valore determinante nei rapporti sociali e nella morale. Ed era Yezale’el anche Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes, il castissimo detective altrettanto abile nello smascherare che nel mascherarsi: yezalieliano dunque anche lui, con quella sua capacità di straniare sia gli altri sia se stesso dagli abiti, dai ruoli che bisogna imporsi in società. Non è detto, d’altronde, che agli Yezale’el sia precluso l’amore-passione: lo trovano, puntualmente, quando hanno cominciato a scoprirsi, ed è una magnifica unione di anime – meglio se con un altro Yezale’el ridestato o con i Miyhe’el del 18-22 novembre, la cui sensibilità è del tutto affine alla loro.
Meditazione associata al Nome: il Paradiso in terra
La meditazione associata a Yezalel si chiama “il Paradiso in terra”: un concetto da riferire, secondo la kabbalah, a una condizione di pace individuale e globale, e da estendere al concetto stesso di “Messia”. Vanno visualizzati, cioè, un Messia universale e un Messia “personale”, che scaturisce in noi dalla guarigione interiore, un Sè superiore che ci può dare pace, sicurezza e guida. Tale risultato si ottiene, come sempre, esclusivamente tramite il nostro comportamento, che deve essere retto e teso a conquistare l’unione con gli altri e con l’organismo più grande di cui siamo parte. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: accendo la luce del mesia dentro me stesso, dentro dgli altri e in tutto il poianeta. Per l’energia di questo Nome il concetto del “paradiso in terra” diventa concepibile e realizzabile.
Esortazione angelica
Yezalel esorta a creare la realtà che ci circonda: effondi sulla terra la pace e l’unione che provengono dalla tua interiorità, come riflesso e intuizione della Bellezza divina.
Giorni e orari di Yezalel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yezalel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 21 gennaio, 2 aprile, 15-16 giugno, 30 agosto, 10 novembre. Inoltre egli governa ogni giorno, come “angelo della missione”, le energie dalle h.04.00 alle 04.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l’orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yezalel è il versetto: Jubilate Deo omnis terra: erumpite, exultate et psallite (Sal. 98,4 – Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell’introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-zain-lamed risponde alla configurazione: “la Ruota della Fortuna – il Carro – l’Appeso “, da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande rivolte da questi arcani: chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? Chiede il Carro (azione nel mondo): dove vado, e da dove vengo? qual è il mio veicolo (per esempio: una dottrina mistica, la matematica, il mio corpo ecc…)? qual è la mia azione nel mondo? Chiede l’Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 21 e il 26 maggio. L’angelo Yezalel appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall’Arcangelo Raziel; questa decade in particolare (21-26 maggio) è sotto l’influenza del dolce Arcangelo Haniel. Il segno dei Gemelli nel suo complesso cade invece sotto l’influenza dell’Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yezalel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall’Angelo che aveva reggenza nell’orario della nascita.
Tratto da -> Tuttiangeli-blogspot